Genesi

Lo spettacolo “Le Noël de Lucariello” nasce da una rielaborazione drammaturgica di una prima versione bilingue di Natale in Casa Cupiello rappresentata, in una drammaturgia rielaborata, dalle compagnie Murìcena Teatro e L’Instant Même, sia in Francia (Ile-de-France, Parigi – Novembre 2017) in occasione della manifestazione “Rencontres d’Automne Nomades Interculturelles et Multilingues”, sia in Italia (dicembre 2017) al teatro dell’Istituto Francese di Napoli e al Teatro Cimarosa di Aversa (NA).

Questa seconda versione bilingue, Le Noël de Lucariello parte dal terzo atto della commedia originale, con al centro Luca Cupiello (francese) ammalato nel suo letto. In scena con lui c’è il suo amato Presepe (napoletano), con i pastori che “giocheranno” a diventare la sua famiglia al fine di svelargli quella verità che gli è stata sempre celata e che gli ha dato il colpo di grazia costringendolo malato a letto. Dopo aver assistito a come sono andate realmente le cose, Luca potrà scegliere liberamente se vivere così come ha sempre vissuto, oppure lasciarsi morire, per “vivere per sempre nel suo amato Presepe”.

La recitazione è in due lingue differenti: francese e napoletano. 

“Natalein casaCupiello… tramito e verità”

Natale in casa Cupiello è sicuramente una delle opere più famose del celebre drammaturgo napoletano Eduardo De Filippo.

Originariamente si trattava di una commedia ad atto unico (quello che, nella versione definitiva, costituisce oggi il secondo atto), ampliato successivamente in due distinte fasi:

la prima, nel 1932, vide aggiungersi l’attuale primo atto e la conclusiva, nel 1934 o nel 1937 o addirittura nel 1943 (secondo un’ipotesi avallata più tardi dallo stesso autore), che configurò l’opera nella sua versione attuale, composta da tre atti. La complessa genesi della commedia portò Eduardo stesso ad affermare che essa era nata come un “parto trigemino con una gravidanza di quattro anni“.

Testo emblematico della cultura napoletana, Natale in casa Cupiello è una commedia esilarante, scioccante e dai ritmi serrati che lasciano senza fiato lo spettatore.

Lavorare su una versione bilingue dell’opera, ci ha permesso di analizzare a fondo il testo fino al raggiungimento del nostro obiettivo, quello di unire i due idiomi in modo che le due lingue coabitassero in una stessa situazione teatrale. Lo spettatore fruirà delle due lingue contemporaneamente, grazie ad un gioco di traduzione scenica e teatrale.

La messa in scena

Siamo partiti dall’idea che in questo testo coesistano mito e verità e abbiamo posto al centro, tra questi due mondi, il personaggio di Luca Cupiello, questa volta di origine francese.

Inoltre, volendo sottolineare l’importanza del simbolismo presente nell’opera, abbiamo scelto come emblema dominante il Presepe.

Il Presepe è il luogo/non luogo dove esiste il mito. E’ il simbolo dell’esistenza sognatrice di Luca Cupiello. Il presepe è per Luca una fissazione maniacale, ossessiva; immagine della tradizione napoletana e segno della famiglia unita.

Però nella vita reale, la comunicazione tra i familiari risulta impossibile, e Luca non riesce a instaurare mai nessuna vera forma di dialogo. Circondato da molte persone, è sempre più solo, estraneo alla propria famiglia. E’ per questo che lo immaginiamo solo in scena. Con lui ci sarà la famiglia napoletana, ma “interpretata dal Presepe”.

In scena i pastori di Lucariello, denunciano uno stato di abbandono da quando Luca si è ammalato, decidono così di far rivivere a Luca Cupiello il suo ultimo Natale, in modo da mostrare tutto ciò che la famiglia gli ha sempre tenuto nascosto,

per provare a dargli, al posto di una morte naturale, la scelta di poter avere una vita eterna nel suo Presepe, tra i suoi amati pastori.

Il Presepe interagisce con Luca e interviene al fine di modificare il corso degli eventi, fungendo da “Coro greco” nella tragedia di Cupiello e della sua solitudine e accompagnandolo in quello che immaginiamo essere il suo viaggio verso la morte o verso una nuova rinascita.

Luca, con un inconsapevole procedimento meta teatrale crea una scena nella scena. Il presepe diventerà sinonimo della volontà di costruirsi un’altra realtà.

Lucariello resta un uomo che si isola dalla realtà e che a sua volta ne viene isolato.

La composizione meticolosa del presepe è un momento attesissimo da Lucariello, perché è l’unico momento in cui ha la possibilità di non essere vittima della realtà, ma di crearsene una diversa. Il presepe come antidoto alla triste e opprimente quotidianità. L’anti- eroe vivrà fedelmente, fino alla fine, come un sognatore, un illuso e non appena la realtà si imporrà inevitabilmente ai suoi occhi avverrà il corto circuito. Nel finale, però, l’onnipotenza della fantasia e dell’illusione sarà totale, generando così scene dal richiamo magico e mitologico.

Lasciamo allo spettatore il piacere di scoprirle.